La Storia

Un impegno che dura da 50 anni

Una sera dell’estate del 1967 un gruppo di amici, i soliti che si trovano una volta alla settimana a giocare a pallacanestro in una palestra scolastica della periferia, decide di formare una squadra con la quale partecipare al campionato Fip di Prima Divisione. Le prime maglie sono di lana con i colori nero e arancio.
Nel 1973 viene proposto alla società di seguire un gruppo di bambini e bambine della zona. In quell’anno nascono le prime due squadre giovanili, una maschile e l’altra femminile.
Nel 1982 i colori della società diventano il rosso e il bianco.
Don Milani che con la sua “lettera ad una professoressa” nel sessantotto ci aveva insegnato cosa deve fare la scuola: curare come fa l’ospedale, non escludere nessuno ma portare tutti alla conoscenza degli strumenti elementari per vivere è fondamento della nostra società ed è ciò che cerchiamo di fare relativamente all’insegnamento della pallacanestro. Nessuno viene escluso e l’obbiettivo è quello di portare tutti ad un livello tale di conoscenza dei fondamentali che permetta ad ognuno di divertirsi.
Obbiettivi fondamentali della società sono di far giocare tutti coloro che lo chiedono e di far partecipare alla partita tutti i ragazzi che siedono in panchina. Il risultato non può avere troppa importanza se si vogliono attuare tali obbiettivi, che nascono dal concetto di amicizia del gruppo iniziale, con l’idea che non puoi non fare giocare un amico se gioca meno bene di te.
Nella società prevale la forza degli ideali e nasce la convinzione che gli atleti migliori devono avere solo la funzione di esempio per i compagni mentre la responsabilità del gioco spetta a tutti. L’obbiettivo della vittoria deve diventare secondario a quello prioritario della crescita tecnica ed emotiva di tutti i ragazzi, rafforzando nel singolo giocatore la capacita di assumersi le sue responsabilità all’interno del gruppo.
Massimo rispetto, amicizia e comprensione: il giocatore è un uomo e una donna dal quale l’allenatore deve saper ottenere il massimo per lui e per se stesso. Se il giocatore non si diverte, l’obbiettivo della società fallisce.
La storia della società sportiva nata 50 anni fa a Reggio Emilia, è anche la storia delle tante persone che hanno contribuito a farla crescere. La palestra, prima e dopo gli allenamenti e le partite diventa il luogo di incontro per lo scambio di idee e la loro discussione. Possono esserci opinioni tecniche diverse ma gli obbiettivi sono uguali per tutti. La maggior parte di dirigenti e allenatori sono infatti ragazzi cresciuti nella società e che hanno vissuto i momenti più importanti della sua storia e che hanno contribuito a farla crescere.
Quel gruppo di amici ha iniziato un lavoro che, con il contributo determinante di coloro che sono entrati successivamente, ha costruito una società che si pone al servizio di tutti. L’obbiettivo è quello di creare tra gli allenatori e tra i ragazzi la consapevolezza del bisogno reciproco che deve essere basata sulla stima reciproca.
La speranza è il sentimento che lega fra loro gli spazi temporali: passato, presente e futuro. Non c’è futuro senza speranza.

Testo tratto dai libri scritti da Paolo Neri in occasione del 30° e 40° anniversario